Blog del Programma Energie Rinnovabili

mercoledì 16 dicembre 2009

Ottana, Clivati rilancia Solare termodinamico per produrre 20 Mw (La Nuova Sardegna 16 dicembre 2009)

crs4 la nuova sardegna 16 dicembre 2009 Ottana, Clivati rilancia Solare termodinamico per produrre 20 Mw
Più concrete ipotesi di sviluppo per valorizzare al meglio gli impianti della centrale elettrica
GIOVANNI BUA - La Nuova Sardegna - 16 dicembre 2009

OTTANA. Quaranta ettari di solare termodinamico di ultima generazione. Costruiti nelle aree dismesse della piana industriale di Ottana. Ottanta milioni di investimento, 20 MW di energia prodotta. E un impianto primo del suo genere in Italia, con la collaborazione del Crs4 (il centro studi avanzati del parco tecnologico di Pula), la società internazionale di consulenza ed ingegneria Pöyry, (già Owner Engineer dei principali solari termodinamici realizzati in Spagna) e un misterioso socio spagnolo. Interessato a «conquistare» il mercato italiano del sole.
Questo l’ultimo sogno rimasto nel cassetto di Paolo Clivati. Il poliedrico patron di Ottana Energia che uno dopo l’altro sta mettendo insieme tutti i pezzi del complicatissimo puzzle che ha in testa per la piana di Ottana.
Equipolymers. Il primo: l’acquisto da Equipolymers della fabbrica che produce pet, probabilmente prima di Natale. Con Henry Roth (il presidente della multinazionale americo-kuwaitiana) che in una amichevole telefonata ieri mattina gli ha fatto sapere che l’accordo strappato al ministero dello Sviluppo lunedì è ottimo. E che se loro avessero avuto tutte quelle rassicurazioni forse non avrebbero chiuso baracca. I due si incontreranno a Hongen, in Svizzera, all’inizio della prossima settimana. Per definire gli ultimi scogli rimasti nella trattativa: brevetti (problema a quanto pare risolto) e portafoglio clienti (che probabilmente Equipolymers lascerà in «subaffitto» per un anno).
Biopower. Poi la centrale da costruire a Ottana, vicino a quella a olio di colza appena inaugurata. In attesa che Ae (la municipalizzata di Bolzano e Merano socia di maggioranza di Biopower) risolva i suoi problemi interni che hanno travolto il presidente Giuseppe Avolio, coinvolto in uno scandalo di rimborsi spese gonfiati e investimenti fallimentari. Tra cui non figura certo il progetto della centrale a biomasse di Ottana, che lunedì ha incassato il promesso ampliamento a 400 MW.
Solare. E infine l’impresa a cui Clivati tiene di più: la costruzione di 40 ettari di solare termodinamico nelle aree industriali dismesse di Ottana. Progetto partito con la giunta Soru. Accantonato a fine mandato. E riportato alla luce con forza in questi giorni. Un solare termodinamico di ultima generazione. A cui nel mondo stanno lavorando tutti. A iniziare dal Nobel Carlo Rubbia, già presidente del Crs4. Per continuare con la Siemens, che insieme a una cordata di imprenditori tedeschi sta muovendo i primi passi nel progetto monstre «Desertec» (400 miliardi di euro per tappezzare di pannelli il deserto del Sahara e dare «luce al mondo»). E nel mentre ha acquisito la quota di maggioranza della «Archimede Solar Energy», la consociata Angelantoni che produce il Cermet, il tubo di vetro sottovuoto ad anima interna super-nera in grado di concentrare il calore dei grandi specchi parabolici di Archimede e di fondere sali fusi fino a 550 gradi.
Nel mezzo il lavoro più «domestico» del dipartimento di energie rinnovabili del Crs4, diretto da Bruno D’Aguanno. E l’esperienza del socio spagnolo, tolto come di consueto dal cilindro da Paolo Clivati. Che si conferma talent scout di razza (bastino per tutti la municipalizzata di Bolzano e Merano imbarcata in Biopower e i thailandesi di Indorama, suoi soci nell’acquisto di Equipolymers). E che, dopo la colza, potrebbe riuscire nell’impresa di realizzare a Ottana il primo polo solare termica a concentrazione d’Italia.
La centrale. Un giocattolino da 20 MW che occuperebbe tra i 30 e i 40 ettari di aree dismesse tra Ottana, Bolotana e Noragugume. Producendo energia con un sistema di specchi parabolici che proiettano e concentrano la luce del sole su un tubo. Al suo interno scorre un fluido termovettore (a base di sali) che, una volta riscaldato, è in grado di mantenere la sua temperatura di circa 550º per giorni, senza dover essere nuovamente riscaldato. Il fluido assorbe e trasporta l’energia fino a un serbatoio di accumulo. L’accumulo, in contatto termico con uno scambiatore di calore, genera vapore che viene utilizzato per muovere delle turbine che producono corrente elettrica. Il classico uovo di Colombo, a costi ridotti e zero emissioni. L’ultimo progetto impossibile di Paolo Clivati, milanese di 36 anni. Che a Ottana ha deciso di stare e di provare a sognare.

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